di Davide Caluppi
Un
giornalista deve raccontare fatti, storie, non tanto per se ma per la gente.
Per coloro che leggono. I giornalisti italiani e non solo, insieme a tutta la
giungla dei media, come è ben noto omettono notizie, fonti, storie al pubblico,
ai fruitori che le leggono. In un Paese civile come l’Italia questo mestiere è
diventato come quello dei camerieri politici al soldo del sistema, del potere.
Dire solo determinate notizie, solo quelle che il sistema vuole che si dicano e
che vengano passate. Il sottoscritto da giornalista, in erba, serio, attento,
senza padroni, con il senso etico, morale e deontologico di questa professione
non verrà mai meno all’omissione di tale modo di fare.
Perché questa premessa vi chiederete?
Perché c’entra e spiego il motivo: rifacendomi al fatto che il lettore ha il
sacrosanto dovere di essere informato su tutto, anche di notizie, tematiche
scottanti che danno fastidio. Una di queste sono sicuramente le scie chimiche.
Qualcuno in questi ultimi anni forse ne ha sentito parlare a convegni, su
internet, su siti specializzati. Porterò a conoscenza dei lettori dell’annoso
problema delle scie chimiche. E questo grazie all’amicizia di Rosario Marcianò,
studioso e responsabile del blog di tanker enemy che studia il fenomeno, che mi
ha permesso di divulgare notizie su tale tematica e farla conoscere alla più
vasta platea possibile.
Scie chimiche: cosa sono?
In questi ultimi anni si è intensificato un fenomeno che la stragrande
maggioranza della popolazione mondiale continua purtroppo ad ignorare, quello
delle scie chimiche (in inglese “chemtrails”). Ci riferiamo ai voli di quegli
aerei bianchi, senza contrassegni di riconoscimento, che attraversano i cieli
rilasciando copiose scie dietro di loro sopra molte regioni del Pianeta,
inclusa naturalmente l’Italia.
L’operazione cominciò negli Stati Uniti nella metà degli anni ’90, per poi
estendersi al Canada, ai paesi aderenti alla NATO, alla Russia ed a molte
Nazioni; ma esistono fotografie e documentazioni che attestano la presenza di
attività chimiche, sebbene saltuarie e forse sperimentali, anche nei decenni
precedenti.
Questi velivoli lasciano, lungo le rotte seguite, delle strane scie che
generalmente, a differenza di quelle di condensazione (in inglese “contrails”),
non si dissolvono entro breve tempo, ma persistono nell’atmosfera sino a
trasformarsi in nuvole simili a strati.
E’ un fenomeno evidentissimo, abituale, di cui tutti possono rendersi
conto semplicemente alzando lo sguardo al cielo. Vari studiosi, tra cui
l’ingegner Clifford E. Carnicom, il meteorologo Scott Stevens, il fisico Neil
Finley, la tossicologa Hildegarde Staninger, il giornalista indipendente
canadese William Thomas, il ricercatore ed attivista Jerry E. Smith, il
ricercatore statunitense Tom Montalk, il biologo statunitense Micheal Castle,
il direttore della rivista Nexus Tom Bosco, oltre agli studiosi di tanker enemy
ed a moltissimi altri, hanno investigato queste famigerate scie chimiche.
Ma che cosa sono veramente, e come possiamo distinguerle dalle nuvole e dalle
normali scie di condensazione degli aerei? Una scia è in generale una zona di
fluido (liquido o gassoso) situata immediatamente dietro un solido in movimento
relativo rispetto al fluido stesso, caratterizzato dal fatto che essa in moto è
prevalentemente formato da vortici.
Tipici esempi di scie sono i solchi spumeggianti che un natante veloce lascia
nell’acqua dietro di sé (acqua ferma e solido in moto), ed anche le scie di
condensa che segnalano il passaggio di un jet (aria ferma e solido in
movimento). Queste ultime sono provocate dalla condensazione del vapore acqueo
prodotto dalla combustione del carburante causata dalle condizioni di umidità,
pressione e temperatura che si riscontrano ad alte quote di volo.
La composizione ed il comportamento delle scie dipendono principalmente dalla
forma del solido, dalla viscosità e dalla densità del fluido, dalla velocità
relativa e dall’angolo secondo il quale essi si riscontrano. Nel caso degli
aerei, per esempio, la scia è animata da moti vorticosi che diventano più
marcati in corrispondenza delle variazioni della sagoma dell’aeromobile
(esempio, nell’intersezione tra ala e fusoliera).
Come spiega il meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone: “Le scie di
condensazione normali rappresentano formazioni simili nuvolose prodotte
nell’atmosfera, a determinate altitudini, dai gas di scarico dei velivoli
(aerei) a reazione e sono assimilabili, quale configurazione, ad una precisa
tipologia di nubi. In meteorologia, queste scie sono classificate in
persistenti e non persistenti; per convezione, le prime durano più di 1 ora, le
seconde meno di 1 ora. Alla quota a cui normalmente si formano, possono
assomigliare, dopo la formazione e con il concorso dei parametri fisici del
momento, al gruppo delle nubi alte (Cirri, Cirrostrati, Cirrocumuli)”.
Una nuvola è invece un insieme di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, dovuto
alla condensazione di vapore saturo. Le nuvole sono generate da moti convettivi
di origine termica oppure meccanica, sollevamento di aria calda, dal
rimescolamento di masse d’aria e dall’incontro di queste con catene montuose,
dalla variazione dei valori barometrici e dagli effetti della radiazione solare
e terrestre. I moti di ascesa propiziano la loro formazione, poiché portano
l’aria umida verso zone fredde; i moti di discesa, che le portano verso le zone
più calde, ne causano il dissolvimento, in quanto fanno cessare lo stato di
saturazione del vapore acqueo e favoriscono l’evaporazione delle gocce. Giacché
i moti convettivi sono costanti, soprattutto durante una perturbazione
atmosferica, avviene un continuo processo di formazione e di disfacimento dei
corpi nuvolosi. Il meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone ci spiega che “le
nubi sono di 3 tipologie a seconda della quota a cui si formano: nubi basse (da
0 a circa 2.000 metri, composte da goccioline d’acque); nubi medie (da 2.000 a
circa 6.000 metri, composizione mista di goccioline acqua e cristalli di
ghiaccio esempio gli Altocumuli, Altostrati); nubi alte (da 6.000 metri in poi,
composte da cristalli di ghiaccio esempio i Cirri, Cirrostrati, Cirrocumuli)”.
Non è possibile quindi accumulare la formazione di una nube a quella delle scie
di condensa degli aerei sebbene, come si è visto, in particolari condizioni
anche le nuvole si dissolvono per poi riformarsi. Secondo la Federal Aviation
Administration (FAA), una scia di condensa si forma se persistono
contemporaneamente alcune condizioni ambientali, in particolare umidità uguale
o superiore al 70%, temperatura inferiore a 40 gradi centigradi sotto zero,
altitudine superiore al almeno 8.000 metri. Questi parametri possono subire
delle lievi variazioni, ma ci si può discostare di poco da tali indici alle
nostre latitudini. Pertanto è praticamente impossibile che si formino scie di
condensa a bassa quota, con bassi valori di umidità e con temperature ben
lontane dai 40 gradi centigradi sotto zero.
Le scie chimiche invece “non
si inquadrano nella precedente informazione tecnica in quanto non sono il
prodotto della combustione dei motori a reazione degli aerei. Esse sono, alla
luce di quanto è possibile conoscere ed ipotizzare razionalmente, il risultato
di una miscela di sostanze chimiche, sostanze organiche ed inorganiche, emesse
da contenitori applicati all’esterno oppure all’interno degli aerei. Appena
rilasciate ed emesse, queste sostanze formano, ovviamente, una scia simile o
quasi simile alle scie di condensazione normali, che si disperde nell’atmosfera
ed in parte ricade verso il suolo. Queste scie non hanno una quota definita, a
differenza delle normali, a cui formarsi, per cui l’altitudine a cui compaiono
dipende essenzialmente dallo scopo a cui le stesse sono finalizzate.
Nel dicembre del 2005 il Comitato Scientifico dell’Associazione Galileo
di Parma, Centro Culturale di Ricerche Esobiologiche, di cui fa parte il
biologo Dott. Giorgio Pattera, commissionò alcune analisi chimiche
quali-quantitative presso un laboratorio specializzato del CNR per approfondire
il fenomeno. Tali analisi hanno portato all’identificazione, nelle acque
piovane immediatamente successive alla comparsa delle scie chimiche, di
sostanze assolutamente estranee alla normale composizione dell’atmosfera. Le
sostanze in questione erano il quarzo o biossido di silicio (81%), calcio
fluoruro (8%), calcio carbonato (6%), calcio solfato di-idrato (2%). Queste
sostanze, se inalate per lungo tempo, e le scie in oggetto rimangono
visibilmente compatte in cielo anche per molte ore, a differenza di quelle
normali di condensazione, risultano altamente pericolose se a livello polmonare
e potenzialmente foriere della silicosi, che può manifestarsi anche a distanza
di anni dall’esposizione ai suddetti agenti inquinanti. Queste indagini si
aggiungono a quelle già condotte negli U.S.A., che hanno evidenziato nella
condensa di tali ricadute da scie chimiche la presenza anche di sostanze
tossiche, quali alluminio (30%) ed il bario (30%). La pericolosità di tali
sostanze è ben conosciuta dalla scienza medica.
“La neurotossicità dell’alluminio è nota da più di un secolo. Recentemente
l’alluminio è stato implicato come fattore eziologico di alcune manifestazioni
patologiche, tra cui encefalopatia, osteopatia e anemia, associate al
trattamento dialitico. Inoltre è stato ipotizzato che l’alluminio possa essere
un cofattore nell’eziopatogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui
la malattia di Alzheimer, sebbene una prova diretta in questo senso sia ancora
controversa” (P. Zatta, CNR Istituto Tecnologie Biomediche, Unità
Metalloproteine, Padova). Alcuni studiosi americani, tra cui Henry W. Scherp e Charles F. Church, della
School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, hanno effettuato studi
sugli effetti dell’alluminio sugli animali. Questi esperimenti mostrano
chiaramente che l’alluminio presente nell’ambiente, se opportunamente
veicolato, può raggiungere il sistema nervoso centrale e quindi accumularsi in
maniera selettiva all’interno dei neuroni. Anche il bario è estremamente pericoloso per l’organismo umano. “E’ stato
osservato un alto livello di contaminazione con fonti di questo metallo
alcalino terroso, sia naturali che industriali, negli ecosistemi o nei posti di
lavoro che presentano un’elevata incidenza di sclerosi multipla ed altri
disturbi neurodegenerativi, come l’encefalopatia spongiforme trasmissibile e la
sclerosi laterale amiotrofica. Viene ipotizzato che la contaminazione cronica
con sali reattivi di bario possa iniziare la patogenesi della sclerosi
multipla” (Mark Purdey, Medical Hypothesis, 2004).
Dunque perché le scie chimiche? Sull’argomento sono state formulate
diverse ipotesi. Probabilmente vengono utilizzate allo scopo di ottenere
modificazioni meteorologiche e climatiche, di danneggiare le colture agricole
basate su piante non modificate geneticamente ed inquinare gli ecosistemi al
fine di determinare un incremento esponenziale del costo delle risorse idriche
ed agricole residue. Le scie chimiche sono anche uno strumento ad uso militare
che serve per nascondere i velivoli militari ai radar nemici; le scie creano
infatti nell’atmosfera un’antenna elettromagnetica oltre l’orizzonte, che serve
per ottimizzare la ricetrasmissione dei segnali in ambito strategico-militare.
A tal proposito si ricorda il progetto “Pianificatore delle frequenze
radio di missione” (RFMP) avviato dalla Marina Militare degli U.S.A. e
finalizzato alla mappatura elettronica del territorio, connesso proprio alla
modificazione delle caratteristiche trasmissive dell’atmosfera. Gli obiettivi
di questa manovra occulta potrebbero anche andare ben oltre, e servire allo
sfoltimento di alcuni settori della popolazione ritenuti improduttivi o di peso
per il sistema, come i pensionati, i malati cronici, e alla sperimentazione di
agenti patogeni sulla popolazione inconsapevole nell’ambito di programmi di
guerra chimica e batteriologica. La diffusione diretta ed indiretta di agenti
patogeni e quindi di malattie, alcune delle quali del tutto ignote sino a pochi
lustri fa, potrebbero avere anche lo scopo prepicuo di favorire le
multinazionali farmaceutiche indebolendo la popolazione, e di modificare il DNA
umano in modo da impedire un’evoluzione genetica. Non possiamo inoltre
dimenticare che le scie chimiche potrebbero essere correlate anche alla
possibilità di controllare il pensiero ed il comportamento, attraverso
soprattutto l’irradiazione di onde elettromagnetiche a bassa ed a bassissima
frequenza, la diffusione di composti del litio, e l’utilizzo di nano sensori
“Micro Electronic Machines” (MEM) o “Smart Dust” (piccole stelle) negli
organismi umani. Tale tecnologia consente già oggi di controllare,
rintracciare, monitorare, manipolare mentalmente, per mezzo dell’emissione di
impulsi elettromagnetici, interi gruppi umani.
E come se tutto questo non
fosse già abbastanza, le scie chimiche stanno distruggendo anche la coltre di
ozono del pianeta, ma forse questo è solo un effetto collaterale
dell’operazione.
Fonti: Articoli di Antonio e Rosario Marcianò curatori del sito
www.tankerenemy.com
Articoli del biologo Dott. Giorgio Pattera
Articolo “Guida sintetica al riconoscimento delle caratteristiche delle scie di
condensazione anomale” del meteorologo 1° M.llo ATG Domenico Azzone
Pubblicazioni del Dott. P. Zatta, CNR Istituto Tecnologie Biomediche, Unità
Metalloproteine, Padova
Mark Purdey, Medical Hypothesis, 2004 “Cronic barium intoxication disrupts
sulphated proteoglycan synthesis: a hyphotesis for the origins of multiple
sclerosis”.
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