del 28.09.2012
Autore:rsd
Legnano - Da venditore ambulante per sopravvivenza a presidente di una
nuova cooperativa che si propone di dare lavoro agli stranieri. Questa la
sconvolgente storia di Falilou Gueye , arrivato dal Senegal dopo aver
girovogato per l'Europa alla ricerca di una sistemazione definitiva: «Dopo
essere stato in Francia e in Portogallo, nel 1998 sono arrivato a Genova: qui
per la prima volta ho visto le prostitute attorno a dei fuochi; sono rimasto
stupito perché da noi la prostituzione è un tabù: esiste ma è nascosta. Dopo
varie vicissitudini sono arrivato con uno dei miei compagni di viaggio a
Milano, nella piccola casa di un altro senegalese che ci ha aiutato a metterci
in regola; ho iniziato a vendere merce alla metropolitana, a Sesto San
Giovanni: non ero abituato a fare questo lavoro; ricordo che una volta sono
arrivati i vigili e sono subito scappato... quasi ogni giorno c'erano retate; a
turno uno di noi stava sopra a controllare. Spesso chi fa questa attività
è perché non ha alternative: sei appena arrivato, non sai come muoverti». Ma
non era quello il mondo che il destino aveva scelto per Falilou: «Sono
scappato. Sono tornato a casa, dove mi sono sposato e poi di nuovo in Portogallo,
in Francia, a vendere nei mercati, fino a ritentare la sorte in Italia, fra
corsi della Regione e lavori precari». Falilou sembra non trovare pace: «Di
fondo non abito da nessuna parte, io vado dove sono tranquillo e posso
lavorare».
Fra occupazioni precarie di security e lavanderie industriali, però arriva la svolta: «Per agenzia sono stato assunto a tempo determinato per la fonderia Colombo a san Giorgio: dopo avermi rinnovato il contratto più volte per anni, a causa della crisi ci hanno lasciato a casa. Nei contratti c'erano delle irregolarità , così ho deciso di fare causa, con l'aiuto del Cub». Una causa durata quasi un anno ma che al termine della quale ha assicurato a Falilou il posto indeterminato alla fonderia. Realizzato il grande sogno di un lavoro fisso, ora manca solo quello di ricongiungersi alla sua famiglia; ma intanto Falilou è diventato il punto di riferimento per gli immigrati della zona, sia allo sportello stranieri del Cub sia come presidente della cooperativa Italia Sahel lavoro: «Gli stranieri sono disorientati, hanno bisogno di essere presi per mano, di essere ascoltati e capire come muovere i loro primi passi... creando un rapporto e quel meraviglioso senso di appartenenza.
Ora sono in molti ad aver perso il lavoro, ma se non hanno un rinnovo del contratto nell'arco di dodici mesi ritornerebbero a essere clandestini, pur avendo i documenti; con questa cooperativa si cerca lavoro per gli immigrati. Tutti hanno competenze e il permesso di soggiorno, ma hanno necessità di lavorare per non diventare un problema sociale. Ora stiamo andando dai sindaci del territorio chiedendo se c'è la possibilità di trovare per queste persone un'occupazione magari in qualche progetto: che le Amministrazioni intervengano! Sarebbe bello che ci fosse anche qualche azienda privata che volesse partecipare a questo progetto: fatevi avanti, mai più clandestini!».
Fra occupazioni precarie di security e lavanderie industriali, però arriva la svolta: «Per agenzia sono stato assunto a tempo determinato per la fonderia Colombo a san Giorgio: dopo avermi rinnovato il contratto più volte per anni, a causa della crisi ci hanno lasciato a casa. Nei contratti c'erano delle irregolarità , così ho deciso di fare causa, con l'aiuto del Cub». Una causa durata quasi un anno ma che al termine della quale ha assicurato a Falilou il posto indeterminato alla fonderia. Realizzato il grande sogno di un lavoro fisso, ora manca solo quello di ricongiungersi alla sua famiglia; ma intanto Falilou è diventato il punto di riferimento per gli immigrati della zona, sia allo sportello stranieri del Cub sia come presidente della cooperativa Italia Sahel lavoro: «Gli stranieri sono disorientati, hanno bisogno di essere presi per mano, di essere ascoltati e capire come muovere i loro primi passi... creando un rapporto e quel meraviglioso senso di appartenenza.
Ora sono in molti ad aver perso il lavoro, ma se non hanno un rinnovo del contratto nell'arco di dodici mesi ritornerebbero a essere clandestini, pur avendo i documenti; con questa cooperativa si cerca lavoro per gli immigrati. Tutti hanno competenze e il permesso di soggiorno, ma hanno necessità di lavorare per non diventare un problema sociale. Ora stiamo andando dai sindaci del territorio chiedendo se c'è la possibilità di trovare per queste persone un'occupazione magari in qualche progetto: che le Amministrazioni intervengano! Sarebbe bello che ci fosse anche qualche azienda privata che volesse partecipare a questo progetto: fatevi avanti, mai più clandestini!».
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