rivista anarchica
anno 42 n. 375
novembre 2012
Le crisi
della società attuale sono dovute alla precarietà di fattori culturali,
all'incapacità di rispondere alle rapide trasformazioni economiche e politiche
e alle pressioni provenienti dai popoli che insorgono contro i gioghi dei
potenti, per avviare nuove condizioni e forme di sviluppo. L'educazione interculturale
ha importanti responsabilità rispetto ai drammatici problemi che caratterizzano
l'attuale congiuntura storica, politica, sociale. Il futuro dell'educazione
consiste nel passaggio dalle situazioni di coesistenza del multiculturale alla
costruzione dell'interculturale, inteso come ambito di crescita e sviluppo
della persona, in rapporto con gli altri, tramite il dialogo, nella conoscenza
e valorizzazione delle pluralità, con la riscoperta delle risorse umane, nel
sentimento della persona, nel significato del suo esistere, nell'importanza di
una propria identità apportatrice di diversità, libere e responsabili, nella
tensione attivista dell'impegno sociale nell'attualità storica. L'alterità è diversità di culture, pluralità di soggetti che si aprono verso
altri sistemi di pensiero e apparati culturali, ritrovando nell'altro il
sentimento fondamentale dell'essere portatore di una diversità, come sistema di
valori, come articolazione e modalità dell'essere.
L'educazione deve agevolare
la comprensione delle differenze, superando i fattori di indifferenza, dove la
diversità non sia fonte di odio nei confronti dell'umanità e non sia
arroccamento su privilegi e pretese di prevaricazione e di razzismo, ma
distinzione, differenziazione, superamento della segregazione cognitiva, nella
complementarità e nella cooperazione, tramite il divenire relazionale e di
confronto in implicite solidarietà verso nuovi soggetti storici che stanno
cambiando radicalmente lo scenario dell'umanità, dove l'immigrazione è segnale
di squilibri e sperequazioni nei rapporti tra popoli, ma diviene anche
esperienza di incontro, accoglienza, ascolto, collaborazione e sviluppo in
reciprocità relazionali, in cui la diversità diventa un diritto umano
nell'esplicarsi di atteggiamenti aperti, esplorativi, conoscitivi e solidali di
apertura agli altri.
“Intercultura” è rapporto tra persone portatrici di storie di vita e culture
diverse, tra sistemi sociali ed economici. È sintesi, nella condivisione del
patrimonio delle conoscenze e dei saperi, alleanza tra persone, enti e
associazioni che si impegnano in progetti sociali e politici per una società in
cui ciascuno si senta membro di comunità locali, ma con un legame strutturale e
indissolubile al grande contesto umano, nel concetto di cittadinanza planetaria,
per cui ogni persona risulti effettivamente abitante del mondo, in una
concezione cosmopolita, internazionale e democratica dell'essere e
dell'esistere.
L'intercultura ha come finalità la persona a più dimensioni, che trasforma e si
trasforma, ritrovando in sè la fonte primaria della creatività e i tratti
originali della propria personalità, nell'apertura agli altri, in sintesi di
dinamismi endogeni ed esogeni dell'esistere nel tempo dell'esperienza,
nell'armonia dell'essere duale e plurimo, nella coesistenza pacifica, in
simbiosi feconde di reciproche vicende relazionali, che pongano la personale
identità al centro della storia, nel riedificare spazi di autocoscienza, in
società libere, ricercando l'incontro come segno di manifestazione delle pluralità
dell'essere umano che accomunano l'altro nella categoria del prossimo e non
dello straniero.
Costruire società interculturali aperte e solidali, nella pace, significa
lasciarsi interrogare, riconoscendo nell'altro un interlocutore attivo e
responsabile, crescendo nei rapporti interpersonali con l'irruzione
dell'alterità in identità sociali purtroppo spesso cristallizzate in dogmatismi
ideologici, nell'esigenza di mutamento delle relazioni tra persone, in
rivoluzioni pluraliste che pongano a confronto valori, norme e regole di
diversi contesti culturali, ricercando opzioni, ragioni, modalità di consenso e
ambiti di libertà, nella pienezza dell'esistenza, nella comprensione e nel
rapporto con l'altro, nella continua disamina della propria storia di vita, ponendo
in discussione i propri assunti, le proprie certezze, le fissità identitarie,
rivedendo i personali progetti e impianti di vita. La comprensione dell'altro
non consiste nell'accumulare informazioni, nozioni, concetti, ma nell'ascoltare
e nel rispondere, oltre il pluralismo di mero contatto, praticando modalità per
affrontare i problemi nel movimento interattivo, capaci di gestire le discrasie
cognitive, le crisi esistenziali nella prospettiva di promozione delle identità
plurime, contro ogni razzismo.
Le reciprocità interculturali rappresentano progetti ideali volti a combinare
l'universale con il particolare, l'internazionale con il nazionale, favorendo
l'incontro, l'incrocio, la commistione, la contaminazione identitaria, contro
l'omogeneo e il monolitico, oltre le monografie e tipologie umane, nell'unità
storica basata sull' interfecondazione delle diversità, frutto delle
interdipendenze, nella consapevolezza che ogni modello culturale fornisce un
apporto alla società, aprendo spazi di innovazione e di creatività, nello
scambio relazionale reciproco.
L'esperienza interculturale si dirama in prospettive di ricomposizione tra il
vissuto, il certo, il sicuro che definiscono l'identità e il non conosciuto,
l'ignoto, l'indefinito, l'incerto, che apportano squilibri nella tensione
costante dell'uscire dal sè, nell'incontro con altre certezze, con altri valori
e civiltà, in strategie educative che prevedano processi di reciproco
adattamento nel cambiamento, nello sviluppo di dinamiche dialettiche costruttive,
che valorizzino la memoria storica, le coscienze etniche di ogni cultura,
interrogando la realtà, per ridefinirla, oltre ogni griglia ideologica, al fine
di elaborare delle azioni promozionali, aperte, innovative.
Sull'argomento dell'educazione interculturale Laura Tussi ha
scritto il libro “Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale”,
pubblicato da Mimesis nel 2011 (137 pagg., €14,00).
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