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giovedì 30 maggio 2013

BIMBI D’AZZARDO

Rino Lattuada
30.05.2013

SI CHIAMANO TICKET REDEMPTION. SPOPOLANO TRA I RAGAZZINI CHE COSÌ IMPARANO A SCOMMETTERE SULLA FORTUNA. 

TESTO : DARIO PALADINI -  ILLUSTRAZIONE : LORENZO GRITTI 

Il gioco sta nel fatto che si deve schiacciare il pulsante al momento giusto, in modo tale che la pallina finisca nella fessura con più punti, su una ruota che gira continuamente. Un po’ banale, dopo due tiri anche noioso. Eppure è una delle macchinette più diffuse nelle sale giochi tradizionali: si chiama “Slam a winner”. Possibile che bambini e adolescenti, abituati alle playstation, si accontentino di così poco? Sì, perché c’è il gusto della vincita: più sei bravo (o fortunato) più la macchinetta sputa decine di ticket da un punto (come quelli del disegno). Più se ne accumulano e più è prezioso il premio che si può ritirare. Alla sala giochi del centro commerciale Auchan di Cesano Boscone, hinterland di Milano, i premi sono tutti lì esposti: dai braccialetti di plastica (intorno ai 150 punti) alla pistola giocattolo (700 punti), dalla bilancia da cucina (2.500) alla piastra per i capelli (2.600), dall’Mp3 (2.550) fino all’Ipad (ben 66.700 punti). Puntata tipo da un euro. Tecnicamente questo tipo di macchinette vengono definite “ticket redemption”, ossia restituiscono almeno una parte di quel che si è speso attraverso un premio.

Ce ne sono di vario genere: alcune assomigliano molto ai classici flipper, in altri bisogna solo schiacciare un pulsante per fermare sul colore blu una serie di luci rotanti. Quale probabilità c’è di vincere un Ipad non è dato saperlo. Che differenza c’è rispetto a una slot machine? O a un altro gioco d’azzardo? I costruttori di queste macchinette assicurano che la differenza è notevole: nelle ticket redemption si punta sull’abilità del giocatore e soprattutto il premio non è mai in denaro. Per questo motivo, mentre le slot machine sono vietate ai minori di 18 anni, le ticket redemption sono accessibili anche ai bambini. Basta andare in un qualsiasi centro commerciale per vedere come stanno affiancando o sostituendo i classici giochi elettronici, dove l’unico divertimento è far punti e far durare il più possibile la partita. “Non è detto che creino dipendenza -riconosce Matteo Iori, presidente del Conagga, il coordinamento nazionale dei gruppi per giocatori d’azzardo-. Quel che mi preoccupa è il messaggio culturale: fin da piccoli si cerca di fidelizzarli a uno stile di vita che contempla il tentare la fortuna, il giocare per vincere qualcosa che abbia un valore monetario”. A Firenze, nell’agosto scorso, un gruppo di mamme ha protestato perché sotto il tendone di Mondobimbo, spazio del Comune dedicato ai bambini, sono comparse le ticket redemption, annunciate con grandi cartelli come “Gioca e vinci” o “Sfida la fortuna”. “Alcune mamme si sono accorte che i loro figli continuavano a chiedere soldi -racconta Ornella De Zordo, la consigliera comunale che ha sollevato il caso e chiesto al sindaco Matteo Renzi di intervenire-. Certo non c’era alcuna violazione di legge, ma comunque Mondobimbo era diventato un luogo negativo. Alla fine il gestore le ha tolte, preferendo non mettersi contro i genitori”. 

Per le ticket redemption non ci sono norme che regolino l’installazione ed eventuali limiti d’età per gli utenti. Solo la legge di stabilità del governo Monti ha previsto una sorta di sanatoria, stabilendo che i gestori delle sale debbano pagare 500 euro per ogni macchinetta usata nel 2012. L’associazione dei costruttori e gestori di giochi elettronici (Sapar) ha subito protestato e ora sta preparando una serie di controproposte: in particolare è disposta (bontà sua) a limitare l’installazione delle macchinette alle sale gioco (escludendo quindi i bar), in cambio della cancellazione della tassa dei 500 euro. Resta il fatto che nessuno sa quante siano le ticket redemption in funzione, né a quanto ammonti il giro d’affari complessivo. 

Le ticket redemption intanto continuano a ingolosire ragazzini e adolescenti. Le si trovano anche nei Family entertainement center (Fec), come ora vengono chiamate le mega sale gioco, disposte magari su più piani, in cui convivono slot machine, piste di bowling, biliardi e ticket redemption. “Il problema di fondo sta in questa contiguità di giochi diversi. A volte a dividere i diversi settori c’è solo una porta o una tenda, con su scritto ‘vietato ai minori’ -afferma Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Fondazione Antiusura-. Come a dire: cari bambini ora vi diamo i ticket, quando sarete grandi potrete vincere davvero, denaro sonante, come gli adulti”. 

TERRE DI MEZZO – maggio giugno 2013

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