05.10.2013
I gruppi di affinità, le democrazia diretta e l’azione diretta potranno difficilmente essere anche solo comprensibili ai milioni di individui che passano la vita in solitudine nei bar o nelle discoteche. Quel che è tragico è che questi milioni di individui hanno delegato il loro potere sociale, anzi hanno ceduto la loro personalità, a politicanti e burocrati che vivono in una dimensione di obbedienza e di comando nella quale, gli individui, sono normalmente tenuti a giocare un ruolo subordinato. Eppure è proprio questa la causa più immediata della crisi ecologica che affligge il nostro tempo - una causa che ha la sua origine storica nella società mercantile che ci sommerge.
Chiedere a coloro che sono
privi di potere di riconquistare il controllo sulla loro esistenza è ancora più
importante che installare un collettore solare, complicato, costoso e spesso
incomprensibile, sul tetto della casa in cui abitano. Finché costoro non
riacquisteranno un senso di potere sulla vita, finché non creeranno un sistema
autonomo di gestione in contrapposizione a quello gerarchico attuale, finché
non troveranno nuovi valori ecologici con i quali sostituire i valori sociali
del sistema dominante – un processo, questo, che i collettori solari, i mulini
a vento e l’orticoltura possono facilitare ma non rimpiazzare - nessuna
trasformazione sociale potrà instaurare un nuovo equilibrio con il mondo
naturale.
Siamo alla ricerca di una
nuova realtà sociale. Una realtà che riporta in primo piano una tematica
fondamentale: la tensione comunitaria, ovvero la ricerca di un ambito ( la
comunità, il quartiere, il villaggio, la città) dove non solo si lavori insieme
ma si viva insieme, dove possa nascere un nuovo concetto di cittadinanza e dove
il contadino ritrovi la forza per resistere al potere centrale e al potere dei
media.
La politica nella visione
municipalista libertaria è partecipazione diretta dei cittadini.
Prima della formazione dello
stato nazione, la “politica” aveva un senso differente da quello odierno.
Significava la gestione degli affari pubblici da parte della popolazione a
livello comunitario, affari pubblici che solo dopo diventarono dominio
esclusivo di politici e burocrati. Essa gestiva la cosa pubblica in assemblee
cittadine dirette “faccia a faccia” ed eleggeva i consigli che seguivano le
decisioni formulate da queste assemblee, che badavano a controllare da vicino
le funzioni operative di tali consigli, revocando quei delegati il cui agire
era oggetto di pubblica disapprovazione.
Oggi la “politica” è una
cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere
obbiettivi preselezionati. I politici trattano la gente da elettorato passivo
il cui compito politico è quello di votare ritualmente per i candidati che
provengono dai cosiddetti partiti, non per delegati il cui unico mandato è di
gestire le politiche formulate e deliberate dai cittadini. I professionisti
della gestione statuale vogliono obbedienza, non impegno, distorcendone persino
il significato fino a ridurlo ad un atteggiamento da spettatore nel quale il
singolo è smarrito nella massa e le masse stesse sono frammentate da atomi
isolati, frustrati e impotenti.
Tutto questo è democrazia
diretta, che si oppone alla visione centralista dello Stato proponendo la
restituzione del potere alle municipalità, e si pone come obbiettivo l’avvento
di una società ecologica, realizzabile attraverso la formazione di una
confederazione di municipalità. Il municipalismo libertario tende alla “municipalizzazione”
dell’economia, attraverso l’acquisizione dei mezzi di sussistenza da parte
della comunità, il controllo dell’economia da parte dell’assemblea dei
cittadini, e pone una differenziazione tra la politica e l’amministrazione.
Infatti la politica viene portata avanti dalle realtà municipali mentre
l’amministrazione dagli organi confederali.
La politica viene portata
avanti da una comunità o da un’assemblea di vicini composta da liberi
cittadini. L’amministrazione viene gestita da consigli confederali composti da
rappresentanti revocabili di quartiere, città e piccoli centri. Se determinate
comunità o gruppi di vicini – o dei loro raggruppamenti di minoranza – scelgono
di percorrere la loro strada fino al punto di violare diritti umani o di
permettere gravi danni ecologici, la maggioranza di una confederazione locale o
regionale ha tutti i diritti di impedire questi misfatti mediante il consiglio
confederale.
Non si tratta di una negazione della democrazia, ma
dell’affermazione di un accordo condiviso da tutti per il rispetto dei diritti
civili e il mantenimento dell’integrazione ecologica di una regione. Questi
diritti e queste istanze non vengono difesi tanto da un consiglio confederale,
quanto dalla maggioranza delle assemblee popolari concepite come un’ampia
comunità che esprime le proprie intenzioni mediante i propri delegati
confederali. La confederazione è in realtà
una comunità di comunità basata su diritti umani e su imperativi ecologici ben
distinti.
Critical Food
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"E' cercando l'impossibile che l'uomo ha sempre
realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a quello che
pareva loro possibile non hanno mai progredito di un solo passo."
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