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domenica 14 ottobre 2012

Una popolazione di internauti palesemente e pericolosamente inadatti ed impreparati

Rino Lattuada
14.10.2012
Il (non) senso della #traversata di @beppe_grillo 
Carol Verde | @car0lverde - sabato 13 ottobre 2012

 
Qualche giorno fa, curiosando su una nota piattaforma di giornalismo partecipativo, ho letto un post nemmeno troppo originale che parlava – male – della #traversata di Grillo, definendola già dal titolo “una pagliacciata”. Fin qui tutto normale, che dico, più che normale: condivisibile, praticamente del tutto (“buffonata” suonava meglio, per dire).  L’occhio mi è poi caduto su un commento rivolto all’autore del post, che risultava pressappoco così: “Se proprio vuoi parlare di pagliacciate ti suggerisco di occuparti della manfrina Formigoni e Maroni a proposito della Giunta Regionale lombarda .Sono riusciti a dire tutto ed il contrario di tutto pur di non far nulla. Grillo al confronto è un insigne statista”. Ebbene sì: mi sono imbattuta - come sarà capitato anche voi almeno una volta nella vita - in un (purtroppo) non raro esemplare di grillino medio. Lo ammetto, me la sono cercata. Del resto se aggirandosi nel grembo della grande-madre-Rete-che-tutti-unisce  è facile avvistarli, qualora si inciampi anche solo accidentalmente nella parola “Grillo”, le probabilità di un incontro ravvicinato aumentano vertiginosamente, rasentando il 100%.

Guardiamo in faccia alla realtà: quello che davvero sta spianando in maniera visibile la strada al M5S non è una tecnica di mobilitazione generalizzata, ma il sordo crollo morale e politico a cui assistiamo da tempo, impotenti e stanchi. E se non è una giustificazione per quanto accade, è quantomeno un modo per (far) capire che basare un supporto sul  confronto con altri è un po’ troppo semplice. Non ci vuole certo un grande esperto per valutare un tuffo in mare di gran lunga meno vergognoso degli scandali della Regione Lazio e Lombardia: caro grillino, fin lì - ti stupirai - c’eravamo arrivati anche noi. Fermo restando l’opinabile gusto di un’iniziativa simile, la domanda che dovremmo porci è in realtà abbastanza ovvia. Un’esibizione di resistenza fisica ai fini di consenso elettorale, seppur moralissima e perché no, innocua: bella, brutta, simpatica, scegliete  pure l’aggettivo che desiderate… ma serviva? Farsi lo stretto di Messina a nuoto e venire accolto in Sicilia manco fossi la Pellegrini dopo i 100 metri stile libero: era davvero necessario? Se è vero che ogni cosa ci è lecita, ma non ogni cosa ci è utile, la domanda non è ‘come’, non è ‘quanto’ (i costi dell’ “impresa”  sono stati ampiamente chiariti), ma è, molto semplicemente: perché? Il senso sta tutto lì: nell’utilità. Che, ovviamente, non c’è.

Se poi, ma proprio volendo strafare, volessimo scendere più in profondità, il risultato è anche peggiore. In questi giorni abbiamo assistito alla diffusione virale dell’accostamento di Grillo con la figura di diversi dittatori, che come lui si sono dilettati nell’arte natatoria a scopi propagandistici, Mussolini in primis. E, d’altronde, proprio di quest’ultimo sono le parole riguardo ad un “movimento della gente per la gente” ante litteram:  “La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé.” (Benito Mussolini, citato in Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini, traduzione di Tomaso Gnoli, Mondadori, 2000.) Strane coincidenze o somiglianze preoccupanti? Non vogliamo allarmare nessuno, tranquilli. Ma per quanto l’utopia di una partecipazione politica egualmente contributiva si nutra di buoni propositi, la realtà è ben diversa: del resto in nessun sistema sociale “uno vale uno”, persino in un gruppo di amici persiste una struttura gerarchica: nonostante le belle parole un leader è previsto e necessario. Soprattutto per guidare, proprio come un gregge di pecore, una popolazione di internauti palesemente – e pericolosamente - inadatti ed impreparati a quello che è lo scopo del M5S: una rete di cittadini liberi di agire.

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