07.06.2013
Da
pochi giorni ci hanno lasciato Don Andrea Gallo e Franca Rame,
nello stesso mese di maggio nel quale ricorreva il 35°anniversario
dell’assassinio di Giuseppe Impastato. Tre persone, tre storie
diverse, ognuna delle quali ci ha insegnato come si reagisce alla
paura. Sono tante le paure di questa società; la paura della criminalità
piccola o grande che sia, delle tante minacce che pensiamo possano colpire
noi o i nostri cari. La paura di un futuro senza lavoro e senza speranza, della
violenza che si scatena troppo spesso anche tra le mura domestiche, oltre che
fuori di esse. La paura di ciò che non comprendiamo, del diverso, di quello che
possiamo trovare per la strada ...
Questi
sentimenti devono essere sconfitti: chi ha paura si blocca, non distingue, non
riesce a valutare le reali minacce, non elabora una valida risposta. Questo
sicuramente non si risolve speculando sulle paure della gente, piuttosto che
operare per far sentire più sicuri i cittadini. Non serve sbandierare cortei e
ronde come se fossero la soluzione, chiedendo regole ferree con riti fatti di
saluti romani, di frasi fatte su ordini costituiti, su sangue e onore, di
funerei cortei fascisti spacciati per sostegno ai cittadini. A differenza di
costoro, contro la teoria violenta quanto inefficace del pugno di ferro,
scegliamo con forza e convinzione la via meno appariscente più difficile ma
alla lunga più risolutiva, quella del dialogo e dell’impegno sociale e civile.
Quella della relazione e partecipazione, della collaborazione concreta e fattiva
fra i cittadini, con le istituzioni le forze dell’ordine e tutta la società
civile del territorio.
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