16.03.2014
Rivista Anarchica - anno 44 n. 387 - marzo 2014
Esperienze di
ecologia applicata
di Diego Morisetti
Creare dei sistemi ecologicamente ben strutturati ed economicamente
produttivi, evitando ogni forma di sfruttamento e inquinamento: questo è lo
scopo della permacultura. L'esempio di una fattoria del milanese.
Cammino sul sentiero che si inoltra tra i campi insieme a
Irene che, con parole pesate e precise, mi descrive la proprietà che si estende
per diversi ettari. È una giornata piovosa ma questo non smorza l'allegria del
grosso cane pastore che ci accompagna, contento di fare la sua passeggiata.
Mi trovo in piena pianura padana, a meno di mezz'ora da
Milano. Qui Irene e la sua famiglia hanno dato vita a un progetto di
riqualificazione di una vecchia fattoria e dei campi agricoli annessi. La
proprietà fa parte del Parco Agricolo Sud, area in cui operano migliaia di
aziende agricole condotte in maniera convenzionale e in cui i problemi di
inquinamento ambientale diventano ogni giorno più pressanti.
A differenza di altri, Irene ha deciso di non affittare più
la vecchia cascina e i campi – di proprietà della sua famiglia da generazioni –
agli imprenditori agricoli del luogo. Irene si è invece impegnata nello
sviluppo di un progetto di permacultura al fine di riportare i terreni e
l'ambiente a un equilibrio naturale, fatto di un suolo ricco di sostanza
organica e di un ambiente abbondante di elementi che favoriscano la
biodiversità, nel rispetto delle risorse naturali anche per l'insediamento
umano.
Ma cos'è la permacultura? In sintesi, si tratta di un
sistema di progettazione per la creazione di insediamenti umani sostenibili che
imita modelli e relazioni presenti in natura con lo scopo di fornire cibo,
fibre ed energie per soddisfare i bisogni locali.
Il termine deriva dalla contrazione sia di “permanent
agriculture” che di “permanent culture” e sta a indicare come una cultura non
possa sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un'etica
nell'uso della terra. Il concetto è stato creato dagli australiani Bill
Mollison e David Holmgren, esperti naturalisti che, negli anni '70 del secolo
scorso, usando ciò che avevano osservato in natura e nelle culture indigene,
iniziarono a identificare dei princìpi capaci di rendere quei sistemi altamente
sostenibili e produttivi. La loro speranza consisteva nell'applicare detti
princìpi ad un design di paesaggi produttivi che fosse ecologicamente
orientato.
La permacultura, quindi, si basa sull'osservazione dei
sistemi naturali e utilizza la saggezza dei metodi di coltivazione tradizionali
unita alle moderne conoscenze scientifiche e tecnologiche; pur poggiando su
solidi modelli ecologici, essa crea comunque un ambiente coltivato, progettato
per produrre alimenti per uso umano o animale, in misura tuttavia maggiore
rispetto a quanto avviene generalmente in natura.
Lo scopo è di creare dei sistemi ecologicamente ben
strutturati ed economicamente produttivi, in grado di provvedere ai propri
fabbisogni, evitando ogni forma di sfruttamento e inquinamento. Si valorizzano,
pertanto, le qualità intrinseche di piante e animali unite alle caratteristiche
naturali dell'ambiente e alle peculiarità delle infrastrutture, al fine di
creare sistemi in grado di sostenere la vita, utilizzando la minore superficie
possibile di terreno. Quello che è stato realizzato in questa fattoria segue
questo tipo di logica progettuale.
L'azienda agricola e agriturismo
Cascina Santa Brera si trova a San Giuliano Milanese (Milano), nel cuore del
Parco Agricolo Sud e comprende 25 ettari, coltivati col metodo dell'agricoltura
biologica
Equilibrare l'ecosistema
Irene mi mostra l'area agricola, suddivisa in tre grandi
spazi separati da pendii che ospitano siepi e fasce boscate con farnie,
sambuchi, platani, noccioli, olmi, robinie, pioppi, biancospini, prugnoli,
salici e così via. La campagna è solcata da strade campestri e canali
affiancati da nuove siepi e filari per rimodellare in modo naturale il
paesaggio, per fornire rifugio e cibo agli animali selvatici e alle api, nonché
legname da lavoro e da ardere per riscaldare gli spazi abitati. Si è infatti
data particolare importanza alla valorizzazione delle aree marginali, che in
permacultura svolgono un ruolo chiave nell'aumentare la diversità,
nell'ampliare la produzione vegetale e nell'equilibrare l'ecosistema.
L'allevamento di animali è stato integrato nella gestione
agricola di tutte le zone. Le galline, presenti in diverse centinaia di
esemplari, vengono utilizzate per concimare il prato, per smuovere il terreno,
per liberare l'orto dai parassiti oltre che per le uova e la carne; esse,
inoltre, vengono mosse di zona in zona ogni due settimane grazie a pollai
mobili che ne consentono una gestione accorta senza il pericolo di
sovraccaricare il terreno. Questa gestione permette di ottenere numerosi
benefici, quali carne e uova di alta qualità grazie all'apporto nutrizionale
diversificato, galline in buona salute, prato concimato e non rovinato dal
razzolamento eccessivo (come invece accade con i pollai fissi), suolo aerato e
ricco di nutrienti eccetera.
Anche i maiali, presenti in pochi esemplari, vengono
utilizzati per concimare, per lavorare il suolo e per liberare le zone
limitrofe agli orti dalle radici delle infestanti più aggressive, fornendo al
contempo, a fine vita, un'ottima carne per il nutrimento umano. Per quanto
riguarda i bovini, sono stati scelti alcuni esemplari della razza Varzese; si
tratta di una razza in via d'estinzione, che veniva allevata già in antichità
per molteplici scopi, quali latte, carne e lavoro. Le mucche vengono qui
allevate al pascolo, in rotazione con le galline, fornendo così altri vantaggi:
mentre le prime mangiano l'erba alta, le seconde si nutrono di quella più bassa
spargendo al contempo il concime lasciato dalle mucche sull'intera superficie,
evitando il sovraccarico di nutrienti nel terreno.
L'azione alternata e combinata di queste specie permette,
quindi, di mantenere fertili e produttivi i terreni da adibire alle
coltivazioni mentre i prodotti derivati dagli animali consentono alla fattoria
di ottenere un buon rendimento economico dalla loro vendita diretta o
attraverso i gas (gruppi di acquisto solidale).
Tornando verso la cascina, Irene mi mostra i terreni
limitrofi adibiti a vari orti che sono stati studiati per ridurre al minimo il
lavoro umano e massimizzare gli effetti delle interazioni benefiche tra le
tipologie di piante appositamente selezionate. Negli orti vengono coltivate
diverse tipologie di verdure che costituiscono il fondamento per il
mantenimento alimentare dei gestori, dei dipendenti e dei volontari che
lavorano nella fattoria, nonché le derrate principali per gli ospiti
dell'agriturismo ricavato dal restauro dell'antica cascina. Quest'ultima e
l'abitazione limitrofa sono state infatti rimesse a nuovo per rendere abitabili
gli alloggi abbandonati, realizzando impianti e servizi prima assenti nel
rispetto dei materiali originali e seguendo i princìpi in linea con il pensiero
ecologico e sistematico della permacultura.
La Cascina Santa Brera
ospita un particolare allevamento di galline ovaiole per la produzione di uova
biologiche certificate
In collaborazione con altri attivisti è stata poi creata
un'associazione con lo scopo di coinvolgere nuove persone per mezzo di attività
didattiche di sensibilizzazione e di pratica ecologica. Nel suo piccolo,
l'impatto sociale dell'associazione è ragguardevole, considerando che i corsi
organizzati registrano sempre una piena e soddisfatta partecipazione. Tra i
tanti corsi tenuti dall'associazione vi sono quelli di permacultura, di orto
biologico, di cura degli alberi, di apicoltura, di produzione di pane e
formaggio, di auto-costruzione di case in paglia, di pannelli solari e di
piccoli impianti eolici, e altri ancora. Oltre ai corsi si organizzano
regolarmente visite guidate e attività per bambini allo scopo di introdurre
nuove persone alle attività della fattoria. Un'iniziativa davvero interessante,
rivolta a chi non ha la possibilità di coltivare e produrre il proprio cibo,
consiste nella possibilità di “adottare un orto”, ovvero di frequentare un orto
biologico e collaborare al suo sostentamento economico (in abbonamento),
godendo dei suoi prodotti. Gli aderenti possono così scoprire aspetti molto
lontani dalla vita cittadina, legati alla riscoperta della stagionalità del
cibo, del lavoro contadino e delle necessità delle piante; a loro spetta di
decidere le scelte colturali e di raccogliere personalmente la propria verdura,
godendo al contempo dell'accesso a un angolo di natura coltivata. L'iniziativa
ha avuto un ampio riscontro e vede tuttora partecipare molte persone
provenienti, in modo particolare, dall'area cittadina di Milano in cui mancano
spazi, ambiente e cultura adatti a questa attività.
In cascina infine lavorano diverse persone, alcune di esse
sono volontari che hanno deciso di investire qualche mese della propria vita
per un'esperienza unica, a contatto con la terra e la natura.
L'atmosfera che si respira è di continuo fermento e Irene
deve andare ad accogliere i nuovi ospiti che arriveranno tra poco. Accarezzo
un'ultima volta il cane e la saluto, ringraziandola. Ci sono voluti alcuni anni
e molti sforzi per realizzare quello che oggi lei mi ha mostrato. Per me si è
trattata di un'esperienza tangibile di ecologia applicata, vita naturale e
reale indipendenza. Un'esperienza che ti fa comprendere come agire di prima
persona e andare oltre le contestazioni e le denunce porti a risultati
concreti.
“Il più grande cambiamento che oggi possiamo avviare è
passare dal consumo alla produzione di cibo, anche su piccola scala, nei nostri
giardini. Se solo il 10 per cento della popolazione facesse questo, ce ne
sarebbe per tutti. Pertanto la vera futilità è quella dei cosiddetti
rivoluzionari che non hanno un giardino, che dipendono dallo stesso sistema che
attaccano, che producono parole e pallottole invece di cibo e ripari.” (Bill
Mollison).
Diego Morisetti
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